venerdì, gennaio 29, 2016

I DIRITTI DELLA DONNA - Nella storia e nelle religioni CLASSE 3F

La condizione femminile si riferisce al complesso di norme , costumi e visioni del mondo che riguardano il ruolo della donna nella società.
Numerose e diverse culture hanno riconosciuto alla donna capacità e ruoli limitati alla procreazione e alla cura della prole e della famiglia. L'emancipazione femminile ha rappresentato, negli ultimi secoli, la ricerca di un'uguaglianza formale e sostanziale tra la donna e l'uomo

A Roma la donna era considerata quasi pari all'uomo: entrambi i genitori avevano pari obblighi nei confronti dei figli e la donna poteva accompagnare il marito ad una festa, a patto che mangiasse seduta e non sdraiata come era norma per gli uomini. In età arcaica era sottomessa al padre e al marito, mentre verso la fine della Repubblica e in età imperiale le donne di condizione elevata potevano svolgere una vita indipendente, ottenere il divorzio e risposarsi, mentre quelle delle classi basse erano rimaste sotto la soggezione maschile, con eccezioni delle prostitute, che pur essendo al gradino più basso (ad eccezione delle donne schiave), avevano una discreta libertà. Una certa indipendenza avevano le donne sacerdotesse dei vari templi.
Non mancarono tuttavia le limitazioni poste dal diritto romano alla capacità giuridica delle donne: esse non avevano lo ius suffragii e lo ius honorum, ciò che impediva loro di accedere alle magistrature pubbliche. Nel campo del diritto privato era inoltre negata alle donne la patria potestas, prerogativa esclusiva del pater, e conseguentemente la capacità di adottare
Con l'arrivo dei barbari Franchi e Longobardi in Italia, la condizione della donna peggiora. Essa è infatti un oggetto nelle mani del padre, finché questi non decida di venderla ad un uomo, anche se vi furono regine che tennero il potere di fatto, come in effetti accadeva a volte nelle tribù barbariche.
Il Cristianesimo medioevale impose la sottomissione della donna all'uomo, ma la considerò importante in quanto doveva crescere spiritualmente i figli.
Con l'inquisizione alcune donne vennero ritenute rappresentanti del Diavolo sulla Terra (le streghe), capaci di trarre in inganno l'uomo spingendolo al peccato in qualsiasi modo.
Tuttavia, dopo il 1000, con l'avvento del dolce stil novo, la donna venne angelicata e considerata un tramite tra Dio e l'uomo. Tra le donne di potere vi fu la regina d'Italia e contessa Matilde di Canossa.
Nel 1793 le repubblicane di Parigi chiedono che a tutte le donne sia fatto obbligo di portare la coccarda simbolo della rivoluzione e diritto alla cittadinanza. La convenzione approva, ma gli uomini hanno paura che poi chiedano anche il berretto frigio e le armi. Inoltre gli uomini trovano insopportabile che gli stessi diritti possono essere estesi anche alle donne e pensano che debbano ritornare alle faccende domestiche e non immischiarsi nella guerra
Nell'Ottocento si diffusero anche le prime istanze femministe e di suffragio a livello europeo e negli Stati Uniti:
La condizione delle donne nell'era vittoriana, nonostante il fatto che il sovrano fosse una donna, è spesso vista come l'emblema della discrepanza notevole fra il potere e le ricchezze nazionali dell'Inghilterra e l'arretrata condizione sociale. Durante il regno della regina Vittoria, la vita delle donne divenne sempre più difficile a causa della diffusione dell'ideale della "donna angelo", condiviso dalla maggior parte della società. I diritti legali delle donne sposate erano simili a quelli dei figli: esse non potevano votare, citare qualcuno in giudizio né possedere alcuna proprietà.
Inoltre, le donne erano viste come esseri puri e puliti. A causa di questa visione, i loro corpi erano visti come templi che non dovevano essere adornati con gioielli né essere utilizzati per sforzi fisici o nella pratica sessuale. Il ruolo delle donne si riduceva a procreare ed occuparsi della casa. Non potevano esercitare una professione, a meno che non fosse quella di insegnante o di domestica, né era loro riconosciuto il diritto di avere propri conti correnti o libretti di risparmio. A dispetto della loro condizione di "angeli del focolare", venerate come sante, la loro condizione giuridica era spaventosamente misera.
L’assenza di molti uomini chiamati a combattere provocò delle conseguenze a livello economico e sociale. Durante la Grande Guerra i furono posti di operai e contadini lasciati vuoti e vennero coperti dalle donne che passarono da "Angeli del Focolare" a membri attivi dell’economia e della società. Questo processo, però, non fu indolore perché le donne furono obbligate a compiere gli stessi lavori degli uomini e esse presero anche il posto dei mariti nelle faccende domestiche maschili. A questo non corrispose una maggiore libertà poiché spesso nelle case rimanevano gli anziani, i quali continuavano ad esercitare un ruolo autoritario all’interno della famiglia



Il primo traguardo importante è il conseguimento del diritto di voto per il quale si batterono le suffragette. In seguito ai conflitti mondiali le donne, che avevano rimpiazzato i molti uomini mandati al fronte sul lavoro, ottennero maggiori ruoli in società e possibilità lavorative fuori dalla famiglia.
Le donne si sono battute per sostenere cambiamenti nel campo del diritto, dal voto all'IVG, dal divorzio alle leggi in materia di violenza sessuale. Le conquiste femminili nel mondo occidentale si sono tradotte in maggiori diritti e in un divario meno ampio tra i sessi. Malgrado questo, nemmeno nel mondo occidentale è stata raggiunta un'effettiva parità. La violenza sulle donne è una piaga presente tutt'oggi anche nei paesi occidentali. In base ad un'indagine del Parlamento Europeo, "almeno il 20% delle donne europee ha subito violenza nelle relazioni familiari e questa è una delle principali cause di decesso per le donne
Lo svantaggio femminile nella scuola secondaria di secondo grado, che storicamente caratterizzava il sistema scolastico italiano, è stato colmato agli inizi degli anni Ottanta. Da quel momento in poi le ragazze hanno sorpassato i ragazzi sia per tasso di partecipazione sia soprattutto per percentuale di conseguimento del diploma.
Anche nel proseguimento degli studi universitari le donne ormai sorpassano gli uomini: nel 2004 su 100 laureati con il vecchio ordinamento 59 erano donne, mentre per i corsi triennali le donne rappresentavano il quasi il 57 per cento. Inoltre i voti finali sono mediamente più alti per le donne. Attualmente le donne hanno maggiore accesso, e agevolazioni nel mondo del lavoro alla fine del percorso di studi (laurea). Inoltre, le giovani donne che decidono di essere single raggiungono posizioni dirigenziali in percentuale pari ai colleghi uomini nelle medesime condizioni.
Dal punto di vista universitario e del mondo del lavoro le giovani italiane sono ormai più istruite degli uomini, anche se scelgono spesso percorsi di studio meno remunerativi nel mercato del lavoro: scelgono infatti percorsi umanistici, artistici e sanitari piuttosto che altri (soprattutto ingegneristici).
Il tasso di disoccupazione femminile in Italia è più elevato  di quello maschile. Il tasso di occupazione femminile è nettamente inferiore a quello maschile, risultando occupate nel 2010 solo circa 46 donne su 100, contro una percentuale del 67% degli uomini. Nel Mezzogiorno le differenze sono più accentuate e l'occupazione delle donne arriva a appena a superare il 30%. Il tasso di inattività è, di contro, molto alto, arrivando a sfiorare la metà di tutta la popolazione femminile in età lavorativa. Tra le principali cause di questo fenomeno va citata l'indisponibilità per motivi familiari, motivazione che è quasi inesistente per la popolazione maschile. Ad esempio il 15% delle donne dichiara di aver abbandonato il posto di lavoro a causa della nascita di un figlio. Spesso si tratta di una scelta imposta, infatti in oltre la metà dei casi sono state licenziate o messe in condizione di lasciare il lavoro perché in gravidanza.


I DIRITTI DELLA DONNA NELLE  RELIGIONI :
Le religioni come Cristianesimo ed Ebraismo praticano la parità dei sessi. L'Islam e l'Induismo sono i culti che più marcano la superiorità dell'uomo, causando all'universo femminile una vita piena di limiti e restrizioni
Oggi, nel mondo cristiano, la donna vive una condizione di uguale dignità e responsabilità rispetto all'uomo, nei vari ruoli all'interno della società.
 Anche nell'Ebraismo la donna riveste un ruolo primario perché è considerata la colonna portante della famiglia e deve comportarsi da madre esemplare, tramandando ai figli le tradizioni e i riti ebraici.
Il ruolo e la condizione femminile cambiano completamente quando ci si sposta in Oriente. Una delle religioni più controverse in tal senso è l'Islam. Dal punto di vista religioso non sembrano esserci problemi. Per la legge islamica la donna ha gli stessi doveri dell'uomo, non c’è per essa alcuna discriminazione nella vita eterna che l’attende dopo la morte.
Alla parità “spirituale” non si rispecchia un’uguaglianza nella vita di tutti i giorni. Secondo il Corano «gli uomini sono preposti alle donne perché Dio ha prescelto alcuni esseri sugli altri e perché essi donano dei loro beni per mantenerle».
In questo modo le donne sono private dei fondamentali diritti umani e civili: non godono della libertà di spostamento, della libertà di espressione e di parola; non possono procedere negli studi, né tanto meno fare carriera o ricoprire cariche o posizioni di responsabilità in campo civile o religioso. Non possono decidere il proprio destino, né quello dei propri figli e sono totalmente sottomesse all'uomo, da cui possono venire ripudiate (e non viceversa). Inoltre sono obbligate a coprire il proprio corpo e spesso anche il viso.
Non va meglio alle donne di fede induista, che nel corso dei secoli hanno subito più di tutte una graduale degenerazione dei loro diritti. Gli studi sulle antiche scritture mostrano che nel periodo vedico (700 a.C. circa) uomini e donne avevano uguali diritti e status nella società.  
 Oggi per loro c'è solo obbedienza: al padre, al marito, ai figli maschi. Il matrimonio è deciso dai genitori e comporta l’obbligo della dote portata dalla sposa. Questa è l’origine della maggior parte dei divorzi e di incidenti mortali, che permettono all’uomo di risposarsi per ricevere una nuova dote. I casi di maltrattamenti e violenza  sono all'ordine del giorno e anche le donne più emancipate faticano a ritagliarsi un ruolo nella società indù. Le vedove che si risposano, invece, vengono automaticamente emarginate dalla società.
Nelle religioni tradizionalmente cinesi, Confucianesimo e Taoismo, la sottomissione della donna rispetto all'uomo è marcata. Ancora oggi è considerata una “devota” della casa e della famiglia e sono numerosi i casi di maltrattamenti che si registrano quotidianamente. Al contempo le donne cinesi nonostante le “limitazioni” imposte dalle due fedi religiose, sono diventate più attive, si interessano di problemi sociali e politici, hanno formato numerose associazioni a tutela dei loro diritti, compiendo passi importante sulla strada di una futura e completa parità dei sessi.
Si può, invece, definire “neutra” la considerazione della donna nella religione buddista, che non interviene negli aspetti della quotidianità e neppure nelle vicende fondamentali della vita, come il matrimonio e la nascita dei figli, i cui riti si basano sempre su usanze locali. Le regole di condotta previste dal Buddismo per la vita matrimoniale sono essenziali, basate sostanzialmente sul buon senso, e quindi praticabili da chiunque. Alle donne non vengono prescritte particolari regole, né i loro diritti risultano lesi. Eppure questa condizione è frutto di una evoluzione del credo buddista. Alle origini della sua predicazione, il Buddha era misogino, al pari di tutti i filosofi dell'antichità, e considerava la donna una fonte di tentazione del tutto incompatibile con la vita ascetica. Solo successivamente aprì le porte della meditazione monastica anche alle donne, che vennero così ad avere la stessa considerazione degli uomini, purché eliminassero tutto ciò di femminile che era in loro.




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