La
condizione femminile si riferisce al complesso di norme , costumi
e visioni del mondo che riguardano il ruolo della donna nella società.
Numerose
e diverse culture hanno
riconosciuto alla donna capacità e ruoli limitati alla procreazione e alla cura
della prole e della famiglia. L'emancipazione
femminile ha rappresentato, negli ultimi secoli, la ricerca di un'uguaglianza
formale e sostanziale tra la donna e l'uomo
A
Roma la donna era considerata quasi pari all'uomo: entrambi i genitori avevano
pari obblighi nei confronti dei figli e la donna poteva accompagnare il marito
ad una festa, a patto che mangiasse seduta e non sdraiata come era norma per
gli uomini. In età arcaica era sottomessa al padre e al marito, mentre verso la
fine della Repubblica e in età imperiale le donne di condizione elevata
potevano svolgere una vita indipendente, ottenere il divorzio e risposarsi,
mentre quelle delle classi basse erano rimaste sotto la soggezione maschile,
con eccezioni delle prostitute, che pur essendo al gradino più basso (ad
eccezione delle donne schiave), avevano una discreta libertà. Una certa
indipendenza avevano le donne sacerdotesse dei vari templi.
Non
mancarono tuttavia le limitazioni poste dal diritto romano alla capacità
giuridica delle donne: esse non avevano lo ius suffragii e lo ius honorum, ciò
che impediva loro di accedere alle magistrature pubbliche. Nel campo del diritto
privato era inoltre negata alle donne la patria potestas, prerogativa esclusiva
del pater, e conseguentemente la capacità di adottare
Con
l'arrivo dei barbari Franchi e Longobardi in Italia, la condizione della donna
peggiora. Essa è infatti un oggetto nelle mani del padre, finché questi non
decida di venderla ad un uomo, anche se vi furono regine che tennero il potere
di fatto, come in effetti accadeva a volte nelle tribù barbariche.
Il
Cristianesimo medioevale impose la sottomissione della donna all'uomo, ma la
considerò importante in quanto doveva crescere spiritualmente i figli.
Con
l'inquisizione alcune donne vennero ritenute rappresentanti del Diavolo sulla
Terra (le streghe), capaci di trarre in inganno l'uomo spingendolo al peccato
in qualsiasi modo.
Tuttavia,
dopo il 1000, con l'avvento del dolce stil novo, la donna venne angelicata e
considerata un tramite tra Dio e l'uomo. Tra le donne di potere vi fu la regina
d'Italia e contessa Matilde di Canossa.
Nel
1793 le repubblicane di Parigi chiedono che a tutte le donne sia fatto obbligo
di portare la coccarda simbolo della rivoluzione e diritto alla
cittadinanza. La convenzione approva, ma gli uomini hanno paura che poi
chiedano anche il berretto frigio e le armi. Inoltre gli uomini trovano
insopportabile che gli stessi diritti possono essere estesi anche alle donne e
pensano che debbano ritornare alle faccende domestiche e non immischiarsi nella
guerra
Nell'Ottocento
si diffusero anche le prime istanze femministe e di suffragio a livello europeo
e negli Stati Uniti:
La
condizione delle donne nell'era vittoriana, nonostante il fatto che il sovrano
fosse una donna, è spesso vista come l'emblema della discrepanza notevole fra
il potere e le ricchezze nazionali dell'Inghilterra e l'arretrata condizione
sociale. Durante il regno della regina Vittoria, la vita delle donne divenne
sempre più difficile a causa della diffusione dell'ideale della "donna
angelo", condiviso dalla maggior parte della società. I diritti legali
delle donne sposate erano simili a quelli dei figli: esse non potevano votare,
citare qualcuno in giudizio né possedere alcuna proprietà.
Inoltre,
le donne erano viste come esseri puri e puliti. A causa di questa visione, i
loro corpi erano visti come templi che non dovevano essere adornati con
gioielli né essere utilizzati per sforzi fisici o nella pratica sessuale. Il
ruolo delle donne si riduceva a procreare ed occuparsi della casa. Non potevano
esercitare una professione, a meno che non fosse quella di insegnante o di
domestica, né era loro riconosciuto il diritto di avere propri conti correnti o
libretti di risparmio. A dispetto della loro condizione di "angeli del
focolare", venerate come sante, la loro condizione giuridica era spaventosamente
misera.
L’assenza di molti uomini chiamati a combattere provocò delle conseguenze a livello economico e sociale. Durante la Grande Guerra i furono posti di operai e contadini lasciati vuoti e vennero coperti dalle donne che passarono da "Angeli del Focolare" a membri attivi dell’economia e della società. Questo processo, però, non fu indolore perché le donne furono obbligate a compiere gli stessi lavori degli uomini e esse presero anche il posto dei mariti nelle faccende domestiche maschili. A questo non corrispose una maggiore libertà poiché spesso nelle case rimanevano gli anziani, i quali continuavano ad esercitare un ruolo autoritario all’interno della famiglia
Il
primo traguardo importante è il conseguimento del diritto di voto per il quale
si batterono le suffragette. In seguito ai conflitti mondiali le donne, che
avevano rimpiazzato i molti uomini mandati al fronte sul lavoro, ottennero
maggiori ruoli in società e possibilità lavorative fuori dalla famiglia.
Le
donne si sono battute per sostenere cambiamenti nel campo del diritto, dal voto
all'IVG, dal divorzio alle leggi in materia di violenza sessuale. Le conquiste
femminili nel mondo occidentale si sono tradotte in maggiori diritti e in un
divario meno ampio tra i sessi. Malgrado questo, nemmeno nel mondo occidentale
è stata raggiunta un'effettiva parità. La violenza sulle donne è una piaga
presente tutt'oggi anche nei paesi occidentali. In base ad un'indagine del
Parlamento Europeo, "almeno il 20% delle donne europee ha subito violenza
nelle relazioni familiari e questa è una delle principali cause di decesso per
le donne
Lo
svantaggio femminile nella scuola secondaria di secondo grado, che storicamente
caratterizzava il sistema scolastico italiano, è stato colmato agli inizi degli
anni Ottanta. Da quel momento in poi le ragazze hanno sorpassato i ragazzi sia
per tasso di partecipazione sia soprattutto per percentuale di conseguimento
del diploma.
Anche
nel proseguimento degli studi universitari le donne ormai sorpassano gli
uomini: nel 2004 su 100 laureati con il vecchio ordinamento 59 erano donne,
mentre per i corsi triennali le donne rappresentavano il quasi il 57 per cento.
Inoltre i voti finali sono mediamente più alti per le donne. Attualmente le
donne hanno maggiore accesso, e agevolazioni nel mondo del lavoro alla fine del
percorso di studi (laurea). Inoltre, le giovani donne che decidono di essere
single raggiungono posizioni dirigenziali in percentuale pari ai colleghi
uomini nelle medesime condizioni.
Dal
punto di vista universitario e del mondo del lavoro le giovani italiane sono
ormai più istruite degli uomini, anche se scelgono spesso percorsi di studio
meno remunerativi nel mercato del lavoro: scelgono infatti percorsi umanistici,
artistici e sanitari piuttosto che altri (soprattutto ingegneristici).
Il
tasso di disoccupazione femminile in Italia è più elevato di quello maschile. Il tasso di occupazione
femminile è nettamente inferiore a quello maschile, risultando occupate nel
2010 solo circa 46 donne su 100, contro una percentuale del 67% degli uomini.
Nel Mezzogiorno le differenze sono più accentuate e l'occupazione delle donne
arriva a appena a superare il 30%. Il tasso di inattività è, di contro, molto
alto, arrivando a sfiorare la metà di tutta la popolazione femminile in età
lavorativa. Tra le principali cause di questo fenomeno va citata
l'indisponibilità per motivi familiari, motivazione che è quasi inesistente per
la popolazione maschile. Ad esempio il 15% delle donne dichiara di aver
abbandonato il posto di lavoro a causa della nascita di un figlio. Spesso si
tratta di una scelta imposta, infatti in oltre la metà dei casi sono state
licenziate o messe in condizione di lasciare il lavoro perché in gravidanza.
I DIRITTI DELLA DONNA NELLE RELIGIONI :
Le religioni come Cristianesimo ed Ebraismo
praticano la parità dei sessi. L'Islam e l'Induismo sono i culti che più
marcano la superiorità dell'uomo, causando all'universo femminile una vita
piena di limiti e restrizioni
Oggi, nel mondo cristiano, la donna vive una condizione
di uguale dignità e responsabilità rispetto all'uomo, nei vari ruoli
all'interno della società.
Anche nell'Ebraismo la donna riveste un ruolo
primario perché è considerata la colonna portante della famiglia e deve
comportarsi da madre esemplare, tramandando ai figli le tradizioni e i riti
ebraici.
Il ruolo e la condizione femminile cambiano completamente
quando ci si sposta in Oriente. Una delle religioni più controverse in tal
senso è l'Islam. Dal punto di vista religioso non sembrano esserci problemi.
Per la legge islamica la donna ha gli stessi doveri dell'uomo, non c’è per essa
alcuna discriminazione nella vita eterna che l’attende dopo la morte.
Alla parità “spirituale” non si rispecchia
un’uguaglianza nella vita di tutti i giorni. Secondo il Corano «gli uomini sono preposti alle donne perché
Dio ha prescelto alcuni esseri sugli altri e perché essi donano dei loro beni
per mantenerle».
In questo modo le donne sono private dei
fondamentali diritti umani e civili: non godono della libertà di spostamento,
della libertà di espressione e di parola; non possono procedere negli studi, né
tanto meno fare carriera o ricoprire cariche o posizioni di responsabilità in
campo civile o religioso. Non possono decidere il proprio destino, né quello
dei propri figli e sono totalmente sottomesse all'uomo, da cui possono venire
ripudiate (e non viceversa). Inoltre sono obbligate a coprire il proprio corpo
e spesso anche il viso.
Non va meglio alle donne di fede induista, che nel corso dei secoli hanno
subito più di tutte una graduale degenerazione dei loro diritti. Gli studi sulle antiche scritture
mostrano che nel periodo vedico (700 a.C. circa) uomini e donne avevano uguali
diritti e status nella società.
Oggi per loro c'è solo obbedienza: al padre,
al marito, ai figli maschi. Il matrimonio è deciso dai genitori e
comporta l’obbligo della dote portata dalla sposa. Questa è l’origine della
maggior parte dei divorzi e di incidenti mortali, che permettono all’uomo di
risposarsi per ricevere una nuova dote. I
casi di maltrattamenti e violenza sono all'ordine del giorno e
anche le donne più emancipate faticano a ritagliarsi un ruolo nella società
indù. Le vedove che si risposano, invece, vengono automaticamente emarginate
dalla società.
Nelle religioni
tradizionalmente cinesi, Confucianesimo e Taoismo, la sottomissione
della donna rispetto all'uomo è marcata. Ancora oggi è considerata una
“devota” della casa e della famiglia e sono numerosi i casi di maltrattamenti
che si registrano quotidianamente. Al contempo le donne cinesi nonostante le “limitazioni” imposte
dalle due fedi religiose, sono diventate più attive, si interessano di problemi
sociali e politici, hanno formato
numerose associazioni a tutela dei loro diritti, compiendo passi importante
sulla strada di una futura e completa parità dei sessi.
Si può, invece, definire “neutra” la considerazione della donna nella
religione buddista,
che non interviene negli aspetti della quotidianità e neppure nelle vicende
fondamentali della vita, come il matrimonio e la nascita dei figli, i cui riti
si basano sempre su usanze locali. Le regole di condotta previste dal Buddismo per
la vita matrimoniale sono essenziali, basate sostanzialmente sul buon senso, e
quindi praticabili da chiunque. Alle
donne non vengono prescritte particolari regole, né i loro diritti risultano
lesi. Eppure questa condizione è frutto di una evoluzione del credo
buddista. Alle origini della sua predicazione, il Buddha era misogino, al pari
di tutti i filosofi dell'antichità, e considerava la donna una fonte di
tentazione del tutto incompatibile con la vita ascetica. Solo successivamente
aprì le porte della meditazione monastica anche alle donne, che vennero così ad
avere la stessa considerazione degli uomini, purché eliminassero tutto ciò di
femminile che era in loro.